Il sito di Franco Corleone
29 March 2024

Timau, il cimitero che ci parla della vita

Viene presentato oggi alle 15 a Timau, nella sala del museo della Grande Guerra, il libro “Il recinto della memoria”, curato da Federico Mentil, che documenta in testi e immagini il lavoro di recupero del vecchio cimitero di Timau e consente di ricostruire situazione demografica e vita quotidiana di Timau e Cleulis. Riportiamo in questa pagina alcuni stralci del libro, tratti dal testo dell’ex parlamentare e sottosegretario Franco Corleone, già consigliere provinciale a Udine, che con Timau ha un profondo legame familiare.

Ho un legame forte e antico con il cimitero di Timau, che si trova nel territorio di Casali Sega, la borgata dei miei nonni e dove dieci anni fa con mia moglie decidemmo di acquistare e ristrutturare una grande casa, chiamata patrul dal nome della gens dei proprietari. Mia madre morì dove era nata e ancora oggi, dopo più di cinquantacinque anni, rivedo le immagini del funerale dalla chiesa del paese fino alla sepoltura.
Da bambino, per consuetudine, ero presente a Timau con mio padre nella ricorrenza “dei morti”, a novembre. Ricordo la processione che toccava prima il cimitero vecchio e poi il nuovo: i due luoghi erano ancora legati perché i vivi avevano congiunti da visitare nei due camposanti. Si camminava con le candele in mano e si raggiungeva il cimitero nuovo passando attraverso un sentiero nei prati.
Con il tempo, il cimitero dismesso fu progressivamente trascurato e destinato all’abbandono e all’incuria, nonostante fosse la testimonianza di uno dei più significativi cimiteri di montagna. Nel 2000 sollevai il problema del degrado di un luogo della memoria particolarmente caro agli abitanti e ricco di storia e, grazie a diverse sollecitazioni, fu deciso il finanziamento di 150.000 euro per il recupero conservativo utilizzando i fondi dell’otto per mille.
Nel frattempo, nel 2002, era stato pubblicato un importante volume di analisi e riflessione sul tema dei cimiteri di montagna a partire da una ricerca fotografica in Carnia a cura del Circolo culturale fotografico carnico. La presentazione a Paluzza avvenne il 23 agosto e quel giorno Adriano Sofri dedicò all’avvenimento la sua rubrica su Il Foglio. Scriveva: ”Un libro così bello, e fotografie così nostalgiche, che vorrei essere lì, vivo o morto”. E aggiungeva: ”Nei bei testi che accompagnano le foto (di Dino Zanier, Patrizia Gridei, Adriana Stroili, Marina Giovannelli, Giorgio Ferigo, Marica Stocco, Romano Martinis) ho trovato la storia e l’immagine del bambino cui il padre emigrante aveva portato da New York un vestito alla marinara. Così, nel cimitero di Paluzza, il morto bambino che probabilmente non vide mai il mare sta dritto nel suo abito di marinaretto dal 1929. Bellissimi sono i cimiteri dismessi, come quello di Timau, dove sono cresciuti gli alberi e la macchia sopra le lapidi inselvatichite”.
Nel novembre 2005 dedicai il paginone speciale del periodico L’Arco in cielo al progetto di recupero del cimitero storico di Timau-Cleulis curato da Federico Mentil e Gaetano Ceschia.
Finalmente nel 2010 – la lunghezza del tempo trascorso dà l’idea delle difficoltà della realizzazione – si può ragionare su come quel luogo rivisitato con estrema discrezione, possa tornare ad essere un luogo frequentato, capace di raccontare attraverso le lapidi antiche la vita, la storia, la cultura del paese e divenire una sorta di museo all’aperto, sede di incontri e di scambi. (…)
La storia crea occasioni e relazioni inaspettate. Tutti conosciamo la vita e le opere dei fratelli Rosselli. Carlo, il politico, autore di “Socialismo liberale”, fondatore di Giustizia e Libertà e Nello, lo storico, autore delle fondamentali biografie di Pisacane e di Mazzini e Bakounine. Ma essi erano i “Fratelli minori”, secondo la metafora usata dalla madre Amelia in un libro apparso nel 1921. Il figlio maggiore, Aldo, era morto combattendo sul Pal Piccolo nel 1916. Alessandro Levi in un libro intitolato Ricordi dei fratelli Rosselli, rievoca il coraggio, onorato con una medaglia al valore, del giovane sottotenente impegnato in Carnia dove la lotta era sempre più aspra e testimonia: ”Ed è proprio la tomba di Aldo, nel piccolo cimitero di guerra di Timau, che sembra un nido incrostato alle rocce, quella tomba del figlio sotto l’alta montagna, alla quale la mamma va in pellegrinaggio”.
Amelia Rosselli andò tante volte, con l’uno o con l’altro dei figli minori nel ”nostro Timau, così piccolo e così nostro!”. Nel 1918 Amelia Rosselli fondò addirittura una piccola biblioteca presso la scuola elementare di Timau, “Piccolo villaggio ai piedi del Pal Piccolo dove il mio Aldo cadde combattendo”, come scrisse in una nota da archivio. Amelia Rosselli rimase in contatto per lungo tempo con il direttore della scuola, il maestro Di Centa. E’ un peccato che questa vicenda (per quanto è a mia conoscenza) non sia stata coltivata, studiata e ricordata, come meritava. L’occasione della riflessione sul vecchio cimitero di Timau permette di porre rimedio, almeno in parte, a questa perdita di memoria e a prendere l’impegno di promuovere una ricerca con le testimonianze, i ricordi e i documenti ancora reperibili.

(da Il Gazzettino, edizione di udine, del 28 maggio 2011)

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One Response to “Timau, il cimitero che ci parla della vita”

  1. amos unfer ha detto:

    dopo aver letto questo bell’articolo, visiterò il vecchio cimitero di timau

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