Stampa

E in carcere arriva la paytv film e calcio per i detenuti
Accordo GiustiziaTele+, prezzi scontati. Il via a Milano e Spoleto. Franco Corleone: scelta civile

(a.fon.) da Repubblica dell'11.4.2001

ROMA - E adesso la paytv arriva ai carcerati. Il ministero della Giustizia e Telepiù hanno raggiunto un accordo per dotare le carceri italiane di un'antenna e di un decoder centralizzato. E così un pacchetto di programmi (con partite di calcio, film e informazione) arriverà direttamente in cella e anche negli uffici della polizia penitenziaria. In caso di problemi tecnici, la visione dei programmi sarà limitata alle sale comuni delle prigioni. L'esperimento inizierà in un carcere milanese che i tecnici di Telepiù, dopo un sopralluogo, sceglieranno tra Bollate, Opera e San Vittore. Quindi si passerà all'Umbria: favorito è il carcere di Spoleto. Nel Nordest si punterà su Padova o Verona. Gli altri due istituti saranno nel Sud Italia. Prima di mettere l'ultima firma, ministero e Amministrazione penitenziaria stanno valutando i costi della iniziativa. Una cosa è certa. Gli 8 milioni di abbonamento annuo ai programmi, somma ipotizzata dal leghista Borghezio per ogni carcere, non è corretta. Il ministero fa sapere che il costo medio sarà più basso di oltre il 50%, anche grazie alla disponibilità del presidente di Telepiù, il francese Emanuel Gout.
Padre del progetto è il verde Franco Corleone, sottosegretario alla Giustizia: «Tutto cominciò», racconta adesso, «con una richiesta dei detenuti di San Gimignano che il deputato Marco Taradash, in una interrogazione, rilanciò alla Camera. Dissi subito che ero d'accordo e l'ho ripetuto ai detenuti di Regina Coeli, a gennaio, quando sono andato a trovarli con Totti, Tommasi, Rinaldi e Bruno Conti della Roma. Ora siamo a un passo dal lancio del progetto. Qualcuno ci accuserà di viziare i carcerati, mi fischiano già le orecchie. Noi, però, ci rifiutiamo di considerare il penitenziario come una discarica sociale, ecco il punto. Una società civile deve avere un solo obiettivo: recuperare chi ha sbagliato, evitare che, una volta libero, una persona torni a delinquere. Per questo abbiamo varato un regolamento penitenziario più umano; per questo stiamo portando in carcere Internet e ora la paytv».
Corleone precisa anche che pacchetti ridotti, limitati al solo calcio, sono stati rifiutati: «L'offerta di programmi deve avere un valore aggiunto culturale, altrimenti non serve a niente. Alcune trasmissioni, poi, saranno rivolte agli oltre 15 mila detenuti stranieri, che hanno bisogno di migliorare la lingua e di orientarsi in un paese complicato come il nostro». Infine Franco Corleone si appella all'altra paytv, a Stream, perché si accodi ed offra lei pure un pacchetto di buoni programmi ai detenuti italiani.