La lettura dei forum del Messaggero Veneto con il presidente della
Provincia di Udine, Strassoldo, e con il presidente della Regione,
Tondo, consente alcune riflessioni sullo stato della politica e
sui rapporti tra i diversi livelli istituzionali e tra le forze
politiche.
Per tentare di individuare lasse di ragionamento, occorre
preliminarmente sgombrare il terreno dal profluvio di buone intenzioni
e di progetti più o meno faraonici.
Emergono così profonde contraddizioni tra i maggiori esponenti
di unidentica maggioranza.
Svelare questo stato di cose è certo compito di chi si colloca
allopposizione, ma è di sicuro interesse per i cittadini
e deve essere oggetto di attenta valutazione da parte di chi rappresenta
la società civile e di chi esprime lopinione pubblica.
Il modo sbrigativo e sarcastico con cui il presidente Tondo liquida
la proposta di Strassoldo di unassemblea delle province costituisce
davvero un fatto politico non trascurabile. Così i differenti
accenti sulla provincia della Carnia e sui trasferimenti dei poteri
accentuano dati di divergenza che la sola logica dei numeri e del
potere non riesce a nascondere.
Il punto discriminante per tutti e ineludibile è rappresentato
da quale sia lidea di Regione della Casa delle libertà.
A me pare che si confrontino ipotesi diverse, non esplicitate e
in ogni caso incapaci di dare vigore e forza a una regione che ha
visto ridotta la specificità a centralismo burocratico, la
diversità anche linguistica a conflitto di potentati provinciali,
la condizione geografica così caratteristica a chiusura egoistica.
Per questo ritengo che la discussione sulla legge elettorale costituisca
un poderoso alibi per nascondere la pochezza di progettazione del
ruolo della Regione Friuli-Venezia Giulia alla vigilia dellallargamento
dellUnione europea e, cosa ancora più censurabile,
per garantire a un blocco di potere sempre più storico, lesercizio
della forza bruta con leliminazione delle minoranze critiche.
La proposta di legge, se fosse solo un papocchio falsamente ispirato
al modello tedesco e al cui confronto il vituperato mattarellum
è un modello di chiarezza, potrebbe essere iscritta nel perimetro
della categoria del comico (basti dire che un sistema che mette
insieme premio di maggioranza e sbarramento fa il paio con chi si
tiene i pantaloni contemporaneamente con cintura e bretelle).
Ma ribadisco che la ragione di fondo di questa pensata grottesca
è tragicamente più riprovevole: ha lobiettivo
di evitare di fare chiarezza politica nel proprio schieramento e
di sottrarsi al confronto con progetti alternativi.
Lelezione diretta del presidente viene respinta soltanto perché
la logica dominante scatenerebbe la contrapposizione fra Trieste
e Udine, la possibile alleanza oggi con Pordenone e domani con Tolmezzo
e amenità del genere.
È evidente che un ceto politico che continua a percepire
le differenze presenti nella propria regione non come il volano
per crescere con la nuova Europa, ma in termini arcaici e in gretti
particolarismi non è in grado di essere la classe dirigente
capace di individuare il ruolo del Friuli-Venezia Giulia in un rapporto
di integrazione con la Slovenia, lAustria e lUngheria.
Per queste ragioni ritengo che si debba respingere una discussione
sulla legge elettorale che nella migliore delle ipotesi rappresenta
una facile scorciatoia rispetto ai nodi istituzionali; tanto più
che non vi è alcuna necessità e urgenza dal momento
che il punto di caduta esiste ed è la legge dellonorevole
Tatarella che anche Alleanza nazionale improvvidamente intende cestinare
proprio qui.
Lobiettivo da respingere con assoluta determinazione è
una Regione debole nei confronti delle altre Regioni italiane e
incapace di dialogare con le Regioni dei vicini paesi europei.
Eppure qualche motivo di interesse lho colto nelle parole
di Renzo Tondo quando afferma di accettare la sfida ambiziosa del
governo rispetto alla mediocrità della sopravvivenza e alla
pratica quotidiana dei compromessi e dellordinaria amministrazione.
Verificheremo presto la traduzione in atti concreti delle dichiarazioni
impegnative sulla sanità, sulle Autovie, sugli enti intermedi
a partire dalla soppressione delle Comunità montane solo
per citare alcuni punti significativi.
Sul punto della Provincia della Carnia, proprio perché condivido
molte delle osservazioni espresse da Tondo, insisto su un dato,
cioè che una provincia della montagna può avere un
senso se nasce non sulla spinta della retorica localistica e persecutoria,
ma se si inserisce su un modello di apertura transfrontaliera, lanciando
ponti e abbattendo muri, rifiutando cioè la logica di chiusura
dei valori della piccola patria. Una provincia così intesa
si inserisce nel dibattito sullidentità della Regione
e proprio per questo non potrebbe limitarsi a uno status di serie
B, quale è rappresentato dalla provincia regionale: una regione
a pieno titolo è oltretutto inevitabile per la non banale
ragione che una provincia di confine non può non vedere la
presenza del prefetto e del questore per evidenti motivi, basti
pensare alle questioni dellimmigrazione e del contrabbando.
In ogni caso, per far vivere la Carnia e le altre zone di montagna
occorre identificare alcuni indicatori che devono caratterizzare
gli indirizzi politici, culturali e programmatici: come si rovescia
il trend della diminuzione della popolazione? Serve lindicazione
di Tondo sul recupero degli emigrati e per quale obiettivo tra dieci
anni? E soprattutto, quale economia, quale agricoltura, quale turismo,
quale politica ambientale, quale sviluppo sostenibile ed ecocompatibile?
Come si vede, cè tanta materia su cui discutere. Il
Friuli può costituire un laboratorio di sperimentazione della
buona politica senza paura del futuro.
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