dal "Corriere della Sera" del 25 gennaio 2001
ROMA - Ha la lingua bianca, tipica dei soggetti con carenza di vitamine
e di proteine. Porta in tasca le pillole contro l'acetone. Si aggira
alla bouvette di Montecitorio per chiedere un bicchiere d'acqua
mentre i colleghi ingurgitano pizzette e supplì. La sua dieta
prevede un cappuccino al dì («Pannella ne prendeva
tre», precisa lui che è di estrazione radicale), bibite
zuccherate, medicine. Poi, quando torna in Transatlantico, raccoglie
pure una pacca sulla spalla da chi lo incoraggia a continuare il
primo digiuno messo in atto da un esponente di governo. Franco Corleone,
milanese, classe 1946, il verde che da 5 anni è sottosegretario
alla Giustizia, è arrivato al 12° giorno di digiuno.
Non consuma pasti per sollecitare l'approvazione del cosiddetto
«indultino», il provvedimento già approvato a
ottobre dal Senato che concederebbe una speranza ai detenuti con
un "fine pena" breve. Il vice del Guardasigilli Fassino
ci tiene a sottolineare che il suo «non è uno sciopero
della fame contro qualcuno ma un digiuno per ricordare a se stesso
le proprie origini e per dimostrare che dopo 5 anni si può
anche uscire dal governo con la stessa testa ...». L'«indultino»
(fino a 4 mesi di sconto annuo per buona condotta e rimpatrio obbligatorio
per i detenuti stranieri con un fine pena inferiore ai tre anni)
non è tra le priorità di fine legislatura elencate
da Fassino ma lui, il sottosegretario digiunatore, risponde evasivo:
«Fassino capisce certe ragioni... Per il resto, i segnali
di solidarietà mi sono arrivati dai direttori delle carceri,
dai detenuti, dalla "Piccola posta" scritta da Adriano
Sofri sul "Foglio"».
Il digiuno, se lo attua un vice ministro che ha a disposizione ufficio
con segreteria e auto blindata con l'autista, potrebbe indurre in
tentazione chi non crede in questo strumento di lotta politica.
Ma Corleone è un sottosegretario atipico: nel '74, con altri
radicali, attuò uno sciopero della fame di 15 giorni contro
«i bavagli imposti» dall'informazione ai referendum».
Nel curriculum di Corleone ci sono anche un'iniziativa di «denutrizione
a 1000 calorie» per la campagna contro la fame nel mondo e
un infinità di digiuni a staffetta. L'esercizio del potere,
teorizza dunque il sottosegretario, non eslcude il digiuno ministeriale.
E prevede anche la sua partecipazione alla conferenza stampa in
cui il verde Luigi Manconi denuncia un aumento dei suicidi dietro
le sbarre (Corleone ha la delega alle carceri) che hanno superato
di 16 volte il tasso registrato nel Paese. Era la notte di Natale
quando Corleone decise di intraprendere il digiuno di Stato: «Mi
hanno colpito le parole del cardinal Martini e di altri vescovi
che hanno parlato di politici ignavi davanti all'invito del Papa
per un gesto di clemenza». E, ora, cosa succederà?
«Andrò avanti finché il tempo sarà utile.
Perché il silenzio che arriva dal carcere deve far più
paura della battitura dei ferri sulle sbarre».
Dino Martirano
(25 gennaio 2001)
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