«Abbiamo compiuto uno sforzo per sancire l'ambizioso modello
di Provincia che pensiamo e che vorremmo» ha dichiarato l'assessore
alle riforme istituzionali, Lanfranco Sette (nella foto). «Questa
proposta - ha aggiunto - è il risultato fondamentale di un
lavoro di squadra, un cammino che abbiamo portato avanti con la
competente commissione provinciale e con la conferenza dei capigruppo
e che è giunto poi in consiglio volendo valorizzare al massimo
il ruolo dell'assemblea nelle questioni istituzionali. Riteniamo
che questo documento possa contribuire all'avvio concreto della
devoluzione».
La minoranza si è fatta subito sentire. Non tanto per i contenuti
che sono stati largamente condivisi, quanto per i tempi ristretti
nei quali è stata costretta a valutare la proposta della
Giunta, come hanno sottolineato, ad esempio, il consigliere Renato
Antonelli (Ds) e Giancarlo Tonutti (La Margherita).
Ha rincarato la dose l'intervento di Flavio Pressacco, portavoce
dell'intera minoranza: «La Giunta sembra aver gestito gelosamente
la questione, probabilmente per fare marketing politico. Ma ha senso
quest'impostazione che non rende la Provincia tutta protagonista
su un tema decisivo?». E' poi entrato nel vivo Franco Corleone
(Verdi): «Il documento è stato presentato secondo un
basso profilo e non esplicita lo scontro politico e ideale che,
inevitabilmente, ci sarà tra le due maggioranze della Casa
delle libertà (questa e quella regionale). Non possiamo lasciare
che il problema sia risolto in altra sede».
Alla fine, la discussione ha reso più agevole il raggiungimento
dell'accordo tra maggioranza e minoranza, entrambe aperte al dialogo
ed al confronto. Infatti, come anticipato, hanno votato compatte.
«Non sarebbe stato un bene - ha infatti sottolineato Strassoldo
- rimandare la devoluzione, un atto necessario per porre in essere
una concreta semplificazione delle procedure e per avvicinare quindi
la Provincia alle esigenze dei cittadini, fornendo loro servizi
migliori».
A.Ro.
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