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29 March 2024

CARCERI. CORLEONE: GARANTE SENZA PORTAFOGLI, È DISCRIMINAZIONE

CARCERI. CORLEONE: GARANTE SENZA PORTAFOGLI, È DISCRIMINAZIONE
Insorge il coordinatore nazionale dei garanti, Franco Corleone: “Perche’ il garante della privacy ha stipendi onerosi e quello dei detenuti non viene neppure pagato?”. E non convince il fatto che sia nominato dal governo
(RED.SOC.) FIRENZE – “La Camera ha peggiorato il testo del decreto svuota carceri. Originariamente era un decreto che andava nella giusta direzione, ma adesso appare molto timido e prudente, non entusiasma e non affronta con la necessaria determinazione i veri problemi”. Sono le parole di Franco Corleone, coordinatore
nazionale dei garanti, in merito al decreto svuotacarceri approvato alla Camera.
In primis, Corleone definisce un “mezzo pasticcio” l’istituzione del garante nazionale dei detenuti, una “figura fondamentale” ma che “rischia di non essere autonoma” visto che “sara’ una figura non nominata dal Parlamento, bensi’ direttamente dal Governo”.
Ancor piu’ grave, secondo Corleone, e’ il fatto che “il garante dei detenuti sara’ senza portafogli, a differenza di quanto avviene per i garanti della privacy, delle comunicazioni, della concorrenza, che ricevono stipendi sin troppo onerosi: si adottano due pesi e due misure, il garante dei detenuti e’ un impegno serio”. Inoltre, conclude Corleone, “il garante dei detenuti avra’ bisogno dell’autorizzazione del ministero, soprattutto in merito ai rimborsi, ogni volta che dovra’ effettuare le visite nelle carceri, un rapporto di dipendenza che mina la sua autonomia”.
Altra nota dolente, secondo Corleone, sono le pene per i fatti di lieve entita’ circa la detenzione di sostanze stupefacenti: “La pena da uno a cinque anni resta troppo alta, soprattutto considerando il fatto che questo reato pesa per il 40 per cento sulla popolazione carceraria”. Ecco perche’, secondo Corleone, serve “una riduzione della pena”. La giusta strada da intraprendere, spiega il coordinatore nazionale dei garanti, potrebbe essere quella avanzata dalla Commissione ministeriale di studio in tema di ordinamento penitenziario e misure alternative, ovvero “pene da sei mesi a tre anni per fatti di lieve entita’ sulla detenzione di sostanze stupefacenti, una misura che eviterebbe l’arresto e contribuirebbe ad alleggerire il sovraffollamento delle carceri”. (js) (www.redattoresociale.it)

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