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25 April 2024

Droghe, primo colpo alla Fini–Giovanardi

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Emendamento al dl carceri: ridotte le pene per il piccolo spaccio. Appello per l’abolizione della legge

Annalisa D’Aprile sui quotidiani AGL.

ROMA Mentre in Parlamento il relatore del decreto carceri David Ermini (Pd) presentava un emendamento che reintroduce la distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti, abbassando le pene per il piccolo spaccio di hashish e marijuana, assestando così un primo colpo alla legge Fini-Giovanardi, a qualche centinaio di metri di distanza veniva presentato l’appello di giuristi e garanti a sostenere l’incostituzionalità della legge sulle droghe. Cannabis. L’emendamento presentato in commissione Giustizia della Camera prevede la reclusione al massimo per 3 anni contro i 5 attuali e multe più light per il piccolo spaccio da strada della cannabis. E si introduce una distinzione tra droghe leggere e pesanti. Il decreto legge carceri già interviene sul cosiddetto piccolo spaccio, prevedendo che il massimo della reclusione scenda da 6 a 5 anni. Con l’emendamento la pena viene dunque ulteriormente ridotta solo per il piccolo spaccio di cannabis (la reclusione va da 6 mesi a un massimo di 3 anni), consentendo così la possibilità di usufruire della messa alla prova, mentre le multe vanno da 2mila a 12mila euro contro l’attuale forbice 3mila-26mila. In questo modo, spiega il relatore Ermini, «torna di fatto una distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti» che rimetterà in discussione l’impianto della Fini-Giovanardi. Per le droghe pesanti infatti gli anni di reclusione restano cinque. L’appello. Il prossimo 12 febbraio la Fini-Giovanardi arriverà davanti al giudizio della Corte costituzionale, dopo che dai giudici della Corte d’appello di Roma è stata bollata come incompatibile con la Costituzione. Per questo, il garante dei diritti dei detenuti della Toscana, Franco Corleone, il presidente della onlus “La società della ragione”, Stefano Anastasia, e l’avvocato Luigi Saraceni, si sono fatti promotori di una mobilitazione contro una legge che, dicono, «è carcerogena» e «certamente incostituzionale». «È iniziata la raccolta firme di avvocati, garanti, magistrati e operatori del settore – spiega Corleone – l’appello non è una forma di pressione sulla Consulta, ma una presa di coscienza contro la violenza fatta nel 2006 sul Parlamento, facendo passare una legge punitiva con una manovra subdola». Nel dossier elaborato dalla onlus, «Fini-Giovanardi a giudizio – La parola alla Consulta», si spiega perché la legge sulle droghe è incostituzionale, quali sarebbero i vizi di «forma» e di «sostanza», come ad esempio, sostiene Corleone, «l’averla inserita senza necessità, urgenza e omogeneità, nel decreto legge sulle Olimpiadi». Ma soprattutto, si legge nel dossier, «la reintroduzione – tramite giudicato costituzionale – di una normativa penale più favorevole produrrebbe un’ulteriore conseguenza di sistema: un significativo effetto deflattivo nelle carceri italiane». Perché, spiegano i giuristi, «di tale sovraffollamento strutturale e sistemico la legge Fini-Giovanardi è una delle principali cause: un detenuto su tre entra in carcere ogni anno per violazione dell’attuale normativa antidroga». Sono 80 finora i firmatari dell’appello contro la legge sulle droghe, tra i nomi anche quello di Stefano Rodotà e Luigi Ferrajoli. E il prossimo 8 febbraio, a 4 giorni dall’esame della Consulta, è prevista una manifestazione nazionale in piazza a Roma.

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