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20 April 2024

Il carcere diventa verde grazie all’energia solare

Articolo a cura  di Paolo Fantauzzi pubblicato da Terra, 7 luglio 2009.

Il carcere diventa verde grazie all’energia solare

Pronti i pannelli che forniranno l’acqua calda nella casa di reclusione di Rebibbia. Il ministero della Giustizia premiato per i progetti per le rinnovabili in 40 istituti. Il Programma di solarizzazione degli istituti penitenziari nasce nel 2001 da un’idea dell’allora ministro dell’Ambiente Edo Ronchi e del sottosegretario alla Giustizia Franco Corleone.

Pronti i pannelli che forniranno l’acqua calda nella casa di reclusione di Rebibbia. Il ministero della Giustizia premiato per i progetti per le rinnovabili in 40 istituti. Il Programma di solarizzazione degli istituti penitenziari nasce nel 2001 da un’idea dell’allora ministroll tassello più recente del mosaico è rappresentato dalla casa di reclusione di Rebibbia.
È qui, in uno spicchio di terrazzo che dà sui monti Tiburtini, che da qualche giorno sono attivi i pannelli solari termici che forniranno l’acqua calda ad almeno un paio di padiglioni del penitenziario.
Ma quello del complesso romano non è un caso unico né isolato, perché sul fronte delle fonti rinnovabili il Dipartimento di amministrazione penitenziaria (Dap) che gestisce le oltre 200 carceri d’Italia ha raggiunto ormai livelli d’avanguardia da Nord a Sud. A sancire questa “supremazia” a marzo è arrivato perfino il premio “Green public procurement 2009”, assegnato alle amministrazioni più impegnate nelle politiche di risparmio energetico. «Per aver saputo coniugare in modo e cace innovazione tecnica, promozione delle fonti rinnovabili, risparmio energetico e formazione dei detenuti in un progetto di elevata innovazione ambientale e grande valore sociale», come recita la motivazione ufficiale.
Un approccio ecosostenibile che non è dettato solo da una particolare sensibilità ma da una questione squisitamente economica sempre più stringente: la “bolletta”  che il ministero di Giustizia paga ogni anno per le utenze dei penitenziari, che oscilla fra 60 e 70 milioni di euro. Con l’introduzione e la progressiva entrata a regime dei piani di sviluppo studiati a partire dal 2001, in applicazione delle misure previste dal Protocollo di Kyoto, l’obiettivo è di abbattere i costi del 50%. E per riuscirci il ministero della Giustizia ha anche istituito un apposito gruppo di studio per l’utilizzazione delle energie alternative.
Tre le direttrici principali che il Dap ha elaborato, differenti a seconda del contesto geografico di applicazione: pannelli solari termici, fotovoltaici e impianti di cogenerazione. Accanto
a essi c’è poi il progetto di puntare sulla coltivazione di biomasse e sull’eolico, anche se proprio quest’ultima linea di intervento finora ha trovato maggiore difficoltà. Parallelamente, sono state messe a punto linee guida che prevedono che ogni intervento di ristrutturazione miri al risparmio energetico: risalto all’utilizzo di vetro e acciaio, coperture e pavimenti pensati per evitare dispersioni di calore, impiego di materiali isolanti, lampade a basso consumo, caldaie ad alta e cienza termica, tinte a basso impatto ambientale per i muraglioni interni, valvole termostatiche per regolare la temperatura. Pur con le rispettive differenze di fase realizzativa, al momento sono più di 40 gli istituti coinvolti in almeno uno dei programmi del Dap.
Per ovviare alle esigue risorse statali, la formula economica è quasi sempre quella del  finanziamento tramite terzi, che impegna l’appaltatore a farsi carico delle spese la realizzazione degli interventi e delle forniture previste dal capitolato in cambio del pagamento di un canone fisso per un periodo limitato di tempo.

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