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Introduzione pubblicata sul libro "L'ape in gioco"
a cura di Francesco Bruni. Anno 2000.
Coordinamento editoriale: Ivano Maiorella.
Stampa: Giorgetti, Roma.

Ho letto con estremo interesse questo libro bianco che racconta la vicenda dei tre progetti che hanno intrecciato sport e ambiente a Catania, Torino e Napoli.

La curiosità personale per il bilancio di tale impresa è motivata dal fatto di essere stato, in modo insistente, il sostenitore di un esperimento di intervento con i minori dell'area penale esterna non sul "territorio" astrattamente inteso ma nella materialità che il termine contiene.

La lettura del bilancio di una sperimentazione non facile, addirittura con elementi di contraddizione, fa giustizia delle banalità che anche recentemente abbiamo letto sui quotidiani o visto nelle televisioni riguardo alle cosiddette baby gang ed offre una chiave di lettura dei problemi veri che riguardano quelle migliaia di giovani che sono sfiorate dalla macchina giudiziaria e che rimangono in una condizione di rischio attuale.

Basta leggere le pagine assai ricche di suggestioni per vedere confermata l'estrema difficoltà di realizzare un disegno riformatore, dovendo fare i conti con la farraginosità dei rapporti con gli enti locali e con tutte le burocrazie centrali e periferiche.

Non nonostante, ma proprio per questi limiti, giudico questa esperienza di ecologia umana e urbana di straordinario valore. Ognuna delle tre esperienze, di carattere diverso per impostazione, operatori e minori, consente una lettura della realtà sociale e culturale della condizione giovanile, delle nostre città e delle periferie e, quindi, della nostra società.

Il diario di bordo dei ragazzi di Torino riesce a turbare nel profondo: giovani della "cintura", figli di genitori del Sud, che danno giudizi "intolleranti" sugli immigrati e che confessano un rapporto conflittuale con la famiglia e con la scuola.

Emerge uno spaccato lancinante leggendo la lettera ai genitori o le pagine sul carcere o l'invocazione di "smettere di soffrire (ma non si può perché è un sentimento)", reso appena un po' più leggero dalla frase "se fossi un fiore sarei la maria" che fa da contrasto al duro giudizio sull'eroina.

L'orto di Cibali, l'Oasi degli Astroni e Parco Colonnetti sono state trasformate: per quanto tempo? I cittadini onesti e perbene sapranno conservare quanto reso fruibile per tutti da parte dei devianti?

Confesso di essere preoccupato, perché invece di trovare il modo e le risorse per ampliare e portare a regime una sperimentazione così intensa, dobbiamo prendere atto dell'esaurimento dei finanziamenti per gli interventi di contrasto alla devianza minorile previsti dalla legge 216 del 1991.

Spero proprio che questo documento favorisca una soluzione positiva, non solo per non interrompere ma per arricchire percorsi di prevenzione e reinserimento che, anche grazie alla UISP e al WWF oltre che alla Giustizia minorile, hanno mostrato la ricchezza di un patrimonio che non deve essere disperso.